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il romanzo della guerra | 67 |
Non so che rispondere.
Mah! Certo quella piccola luna nascente lassù, in quel posto: quelle anatre lì, o, se non quelle proprio, altre anatre, una è lo stesso: queste pescatrici col ventre in su (e questo è ciò che importa), queste foglie di marruche, i lumachini che divorano tutte le foglie, le anatre che divorano i lumachini, gli uomini che divorano tutto, e quella piccola luna che guarda lassù. Se i re, i guerrieri, i diplomatici leggessero, come si legge per esempio: la tale città fu per tanti secoli romana, poi per tanti altri secoli bizantina, poi per tanti altri secoli veneta, poi passò all’Austria, ecc. ecc. lascierebbero, arrugginire le inutili loro spade guerriere e starebbero, come me, a guardare quella piccola luna che cresce, poi quando è cresciuta, si volta dall’altra parte e diventa sempre più piccola, e così in eterno.
29 Agosto, Domenica. Niente. La grande battaglia in Galizia, fra Austriaci e Russi, è tuttora indecisa.
Ci si lascia con la parola: Speriamo! Già, speriamo nella santa Russia. Oh, è triste sperare così; ma è così. Ma da dove trae la Germania i soldati? Come Cadmo dai denti del serpente?
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I monumenti di Louvain, di Malines, gioielli dell’arte fiamminga, caduti sotto le granate teutoniche.