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16 il romanzo della guerra

que la proposta dello sciopero generale, per la salute dell’umanità, per la pace contro la guerra!»

Si deve trattare d’uno scherzo — diciamo pure — di cattivo genere, che il Kaiser fa all’Europa. «Via, piccola Europa, — dice il Kaiser — non tremare!» s’ode un gran rumore: l’Europa tira il respiro. È il Kaiser che ha rimessa la spada nel fodero. I figliuoli del Kaiser sono un po’ bellicosi, ma ci penserà il babbo a metterli a posto. «Vi pare, ragazzi, che nel secolo ventesimo si possa fare la guerra sul serio?»

Oimè! Proprio lì, al Circolo Filologico, trovo le tracce della guerra! Un gruppo di giovani tedeschi, già miei scolari, mi salutano. Sono in abito estivo, lieve, con il colletto candido alla Robespierre. Dolci volti imberbi escono dai larghi colletti. Sono calmissimi: consultano l’orario delle Ferrovie.

Ci salutiamo. — E gli altri? — domando.

— Già partiti per la guerra! — (mi prende un tremito, dentro).

— E voi?

— Partiamo domani. — Mi mostrano i fogli di via del consolato germanico, del consolato austriaco: pochi sgorbi su di un modulo, eppure segnano la storia!

— Simplon, chiuso. Bisognerà passare per Verona, Ala. Oggi niente arrivati giornali. Neppure posta arrivata. — Così dicono e nulla più. Sembrano tutti presi da un’unica idea rettilinea.