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il romanzo della guerra 135

Porteremmo con noi i nostri Iddii: Dante, Maria Vergine, ed il libro ancora, dei sette sigilli, l’Evangelo di Cristo.

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10 Novembre. Milano.

Voi ci avete beneficati, o Germani!

Tsing-Tao, perla delle colonie tedesche, che costava tanto oro e doveva diffondere tanta Kultur in Oriente, è, infine, caduta sotto l’assalto ed i mortai dei Giapponesi, che gridano, «Banzai!» ed hanno il vessillo col sole nascente.

I giornali tedeschi sono pieni di parole terribili. «Onta a te, o Inghilterra, che hai spinto il Giappone contro la Germania, e guai a te, o Giappone!» Già, perchè, dopo questa guerra, è molto probabile che cominci la guerra delle razze. Quando? Non si sa: ma comincerà. Le razze sono cinque; ma per fortuna non c’è che la razza gialla dei Giapponesi e Cinesi che tenga colpo: «il pericolo giallo», come disse il Kaiser. E dopo? dopo la guerra delle razze? Mi dimenticavo la guerra di classe, per la quale mai — come dicono i pontefici ed i leviti del dio Marx — mai si deve chiudere il tempio di Giano.

La concepite voi la grande scienza moderna della vita, la sociologia, combinata con la scienza della morte, la guerra? A prima vista pare un assurdo. Ma niente affatto! E nascere per morire non è un assurdo? Nascere per servire Iddio e goderlo nell’altro mondo è bambinesco, ma per lo meno ci dà una ragione.