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6 | il romanzo della guerra |
— Una reazionaria fanatica, peggio di suo marito.
— E quei poveri figliuoli, innocenti, che non vedranno più i loro genitori?
— Questioni di dettaglio di cui non si può tener conto.
***
Stetti un po’ in silenzio. Eravamo appoggiati al davanzale della grande finestra: il mattino estivo traeva dalla folta verzura dei giardini pubblici una purità grandiosa e solenne. I giardini erano pieni di bimbi in festa. I figli dei due assassinati forse in quell’ora giocavano, inconsci, nel parco del loro castello.
***
— Be’ — dissi infine —, vada per la sua gioia! Un gran nemico — nemico aperto, conviene dirlo — d’Italia è scomparso; ma lei che cosa spera che venga fuori da tutta questa faccenda?
— Una guerra immensa...
— Eh?
— Per forza! L’Austria-Ungheria, con gli Slavi che, ora, le scappano da tutte le parti, è messa in una condizione disperata. Cercherà di venirne fuori con una guerra....
— Vada, vada — esclamai, — scelga un posto e faccia un poco di compito. — E non volli sentire altro. — Assolutamente non voglio sentire altro!