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nel «caso estremo e ben constatato di vera difesa del territorio» e dell’indipendenza, è lecito sospendere la lotta di classe e potrà il proletariato andare alla guerra.

Quanto alla questione dell’ideale libertà e civiltà, si tratta di un «tragico malinteso, per cui con eguale convinzione tutte e due le coalizioni si vantano di lottare per la libertà dell’Europa: l’una, per salvarla dall’impero della sciabola prussiana: l’altra dal comando dello knout cosacco».

A me pare più chiaro il ragionamento di un altro socialista: il proletariato non ha patria.

E non dovrebbe essere troppo facile, anche per il Conte di Cavour, fare il ministro degli esteri in Italia «supremo ricetto dell’Internazionale».

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21 Settembre.

I giornali riportano un disperato appello della Trento e Trieste che terminava: «Italia salvaci! Ora o mai». Ecco un appello che non è rettorico. Forse tutti lo odono nel segreto del cuore. Anno 1866!

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Un fatto incredibile! Mi trovo vinto da un grande ottimista, il venerando Luzzatti. Scrive un articolo sul Corriere: «Gli uomini in guerra sarebbero divenuti più feroci?». No, «più», Eccellenza! Sempre uguali.