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cio. Lo spettacolo aveva in sè del prodigio perchè il sole calettava entro la via, anzi era grande quanto la via, e pareva un disco di fiamma viva che il discobolo stesse lì lì per lanciare per la via sino alla meta dell’obelisco. Era decembre e l’aria pura e fredda che avvolgeva i grandi palagi, pareva rabbrividire per l’imminente passaggio del sole. Ma questo poi, come miracolosamente, si sollevava, e l’atmosfera schiariva. Ebbene nessun uomo guardò il sole. Per una settimana Beatus, essendo tutti giorni sereni, si recò in piazza Barberini a vedere il sole, nascente dalla via. Ma nessun uomo guardò. Anzi guardavano lui che da una settimana stava lì fermo, e lo guardavano come si guarda un demente.
Ma già a quell’ora antelucana, su la via del sobborgo della città, era gente che lavorava. Facevano gabbioni di conigli. V’era un uomo poderoso che immergeva le mani in certe grandi ceste, prendeva manate di conigli, li buttava in una gran stadera, pesava; e altri uomini e donne buttavano i conigli nelle gabbie. Riempito un gabbione, questo