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avrebbe potuto credere che egli si intrattenesse con le meretrici. Ma non è esatto. Lo interessavano molto quei suoni inarticolati. «Ammettiamo pure che io — pensava Beatus — non capisca il dialetto napoletano; ma non c’è dubbio che questi suoni inarticolati riproducono l’uomo primitivo quando non aveva ancora conquistata la parola. La parola fluente è stata un grande progresso. E allora bisogna ammettere il progresso.»

Beatus pregò quelle meretrici di parlare ancora, ma quelle mandarono forti grida, e Beatus capì che erano insolenze. E lo piantarono lì.

Beatus dilungò e vide altre donne sedute: una luce si proiettava dalla porta aperta, e dalla porta aperta si vedeva una Madonna, un idolo, splendente di amuleti. Beatus guardava.

«Vui che vulite?» disse una voce di uomo che aveva suono di minaccia. Va, va!

Quelle non dovevano essere meretrici.

Beatus dilungò in silenziosa prudenza. Ma su l’uscio lì presso, un’altra donna lo fermò