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si dovevano mantecare allo stesso modo. Ma forse pei due provinciali erano più interessanti così.
Una di esse, d’un tratto, fece scattare contro i giovanotti la pompetta dei profumi. Il loro incanto di contemplazione fu rotto e parvero felici come bimbi a cui il giocoliere fa un bel giuoco. Chiusero gli occhi e accolsero in faccia l’acqua benedetta.
Ma quando Pasquà ebbe stappato la bottiglia, e versò il nero vino, fu dolcemente redarguito da uno dei giovanotti. Ma non dolcemente rispose Pasquà:
— Vui pazziate, compà — disse. — Io vi apro una bottiglia che è una reliquia, e vui andate trovando ’a sciampagna!
Dopo gli spaghetti e il vino fumoso, il simposio si animò.
Beatus sentì uno dei giovanotti che diceva a una delle ciantose: — Facite vede!
Era il modo come esse tenevano la forchetta.
Si provarono essi, ma non vi riuscirono.
— La vostra maniera è aristocratica — disse uno —, ma accussì non se ponno magnà li vermicelli.