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in balocchi: e aveva rovesciato dal cielo i balocchi su le moltitudini.
Non mai la orgogliosa civiltà degli uomini aveva prodotto più meravigliosi balocchi. «Ma perchè costrurrò io la bella casa, e tu la abiterai? la soffice sedia e tu vi siederai? la carrozza che vola e tu trasvolerai? Perchè farò io il miele come l’ape stolta per dare squisite vivande al tuo ventre? Il mio ventre è il tuo ventre! Il tuo corpo è il mio corpo! La tua voluttà è la mia voluttà! Tutti i balocchi in comune: in comune anche il più grande balocco: la donna.»
Così dicevano le genti.
E il re dei bolcevichi operava un’amputazione nella vita. Solo i lavoratori dei balocchi della vita hanno diritto alla vita, e ai balocchi della vita. Quale voce! Essa si diffuse per tutta la terra.
Questo convoglio del genere umano che procedè lento per secoli, portando con sè tutto il peso secolare della sua storia, tutte le sue tombe, tutte le sue domande senza risposta mai, «chi sono io? donde vengo? a che