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cava maggiormente questa sua mobilità. Pareva incorporea, eppure dentro quel nero involucro esisteva un sostegno corporeo elegante, perchè, ad ogni moto, le bende volteggiavano e poi si ricomponevano sempre con leggiadrìa.
Ma quando le passò da presso, la domanda di Beatus si era mutata, così: «Satana, ti parla mai, o monacella, da quelle rose e da quell’albero antico?»
Ma ella era come ebbra in quel rito che si apprestava. Ora acconciava un lembo della tovaglia dell’altare, ora il velo ad una bimba, ora bisbigliava un avvertimento, ora segnava il libro delle preghiere, ora passava di cero in cero.
Perchè i bimbi e le bimbe reggevano ciascuno e ciascuna un cero, e le fiammelle dei sedici ceri fiammeggiavano rosse e contrastavano con la luce del mattino. Quei sedici ceri retti dai bimbi e dalle bimbe velate! La fiamma pareva avere continuo alimento, e richiamava paurosi riti antichissimi. Poi tutta la vita assolta per riti! Poi quelle fiamme, rette da quell’infanzia, parevano richiamare la gran fiamma che usciva dalla bocca del