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La mano della monaca, trasparente e pingue come un chicco di uva malvasia, fece scorrere su gli anelli una lunga sargia verde, e scoperse una teoria di quadretti di legno, dipinti in sanguigno, entro cornici a enormi fogliami d’oro.
— Qui c’è tutta la vita e miracoli — disse — del nostro santo Gerolamo.
Tutti dissero: — bello! — ma non si soffermarono su l’uno più che su l’altro pannello, forse perchè non sapevano che santo letterarissimo fu mai San Gerolamo: o forse perchè la dichiarazione in latino di quello che faceva lì il Santo, non interessava.
Ma interessò molto Beatus.
In un pannello c’era San Gerolamo, magro, e vestito soltanto con la sua barba. Pareva Tolstoi nella foresta di neve. Pigliava manate di volumi della sua biblioteca e li buttava alle fiamme.
Nell’altro pannello San Gerolamo si flagellava con un flagello; e c’era un angiolo molto ben vestito che guardava con compiacenza, come dire: «Dài, dài! Che ti farà bene!»
La scritta latina dicea: Ob studium Cice-