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un solo comando. Ella avrebbe potuto rispondere: «Sono forse la sua serva, io?».
Scolastica però non se ne era andata: c’era, non c’era, entrava, usciva, lasciava la porta aperta, faceva, insomma, la sua libertà.
Un giorno, Beatus udì una voce che diceva: «Si può? è permesso?». Si sentì Ruggero Bonghi che abbaiava furiosamente.
Doveva esservi un letterato alla porta.
Disse la voce:
«Ti dò un calcio che ti spiaccico nel muro».
Beatus riconobbe il visitatore. Era quel signore che parlava toscano. La porta era aperta. Scolastica era di là, ma non si era mossa. Beatus sentì domandare: «C’è il cavaliere?»
Sentì rispondere:
«Di là, nel suo studio».
Il visitatore entrò.
— Ah finalmente la trovo, cavaliere. La prego, stia comodo.
Perchè Beatus un bel giorno si era trovato appiccicato anche questo titolo.