Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 98 — |
Il pappagallo da un lato con corrugata fronte, Ruggero Bonghi dall’altro, seduta sul posteriore e con la lingua fuori, ascoltavano il discorso.
«Non è mica vero — pareva dire il bestiolo — che mi abbiano accalappiata; sono andata fuori per le mie necessità, ma sono sempre ritornata.»
Scolastica uscì sdegnosamente. In quella entrò il gatto di nome Biagino, animale di cui Beatus aveva sempre tessuto gli elogi, come a colui che aveva saputo temperare la vita selvaggia coi benefici della civiltà.
Ma in quel giorno Beatus mutò opinione anche sul gatto, perchè Loreto starnazzò le ali furiosamente, e parlò anche lui: «Non a rendere omaggio a te, o padrone, è venuto Biagino (e doveva esser vero perchè Biagino, appena scorse Beatus, fuggì) ma a tentare, se può, di strangolare anche me. È stato lui a mangiarsi il rosignolo. Va a mangiare i topi, io gli dico quando viene per mangiar me. E lui risponde: Usava una volta!»