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mi ha detto tutto quello che studiava, i punti che otteneva dai suoi professori e che era uno dei primi.

— Insomma è contento — concluse il prete.

— Lui sì, perchè ha un gran puntiglio e vuole riuscire; ma io l’ho sempre in mente quella povera creaturina, senza l’amore di nessuno in quel grande collegio e mi si stringe il cuore a pensarci. E poi state a sentire che orario (e così dicendo levò dal taccuino un foglietto e seguitò): la mattina levata a le cinque: due ore di studio, colazione, quindi tre ore di scuola. Seconda colazione, mezz’ora di svago in cortile, poi ancora scuola sino a le due. Da le due a le quattro, alcuni giorni esercizi fisici ed igenici, come ballo, scherma, ginnastica; altri giorni invece insegnamento di lingue straniere, nozioni di diritti e doveri del buon cittadino, calligrafia, stenografia, etc. Dopo, un’altr’ora di studio, poi pranzo, un’ora di ricreazione, due ore di studio, infine riposo. —

— E così tutt’i giorni? — domandò G. Giacomo con meraviglia mista a sgomento.

— Press’a poco. —