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— Sì — rispose.

— E il medico curante?... —

— È venuto domenica l’ultima volta, ma mi ha fatto capire che sarebbe stato inutile il ritornare. —

— E questo accesso?.... —

— Sono ritornata a casa a le sei: non è colpa mia se devo lavorare sino a quell’ora; l’ho trovata così come è adesso su la poltrona: l’ho portata sul letto.... —

Il dottore non rispose. Scostò le coperte che coprivano a la meglio la morente, posò il capo sul petto ed ascoltò a lungo. Non s’udiva in quella stanza che lo strazio di quel petto orribile. Poi tastò il polso, e, mentre la giovane donna spiava ansiosa e stava per domandare, corse di là e ritornò con una boccettina ed una siringa.

— Ecco quello che io posso fare — disse prevenendo la disperata dimanda; — se pure è bene — mormorò tra sè crollando la testa.

Mise un poco del liquore ne la siringa, vi adattò l’ago e fece alcune iniezioni sottocutanee ne la regione cardiaca.