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cotta nel grasso brodo del cappone, tagliava col coltello il pane e se lo poneva lentamente in bocca; poi, a fin di tavola, sturava una bottiglia di vino stagionato, color di rubino, tutto fragrante di vite; e centellando sogguardava con compiacenza, fuori de la finestra, i lunghi filari di viti che si stendevano maturanti al sole.
Dopo il pasto s’indugiava sotto le ombre con i villani a ragionare o ad adempiere certe piccole faccenduole de la villa, o si recava al mare o dal parroco, suo vicino ed amico, finchè veniva l’ora che dai tuguri s’alza il fumo per il pasto de la sera e si tinge in alto ai rossi incendi del tramonto.
Ecco anelanti tornano le giovenche dal rivo; s’arrestano, fissano con le grandi pupille i campi distesi e mandano il loro muggito, come saluto all’alba del domani; poi biancheggiando fra le tenebre, tornano manse a le stalle. Ecco il bifolco getta a terra il giogo dal collo de’ buoi e la villana lava presso il pozzo le erbe per la cena e monda l’aglio odoroso.
Le campane si rispondono di valle in valle; le