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Il quale, sopra il capo folgorava con balenii d’oro; e la terra per l’aridezza si fendeva in spaccature a meandri.

Gli steli del grano sembravano afferrare con le nodose radici le riarse zolle e succhiarne la vita come da mammella viva; poi si levavano ritti ed aerei, disegnanti come una foresta di sottili ombre, con le spiche curve per la grevezza; e si sarebbe detto che elle bevessero l’oro ed il caldo che si diffondeva dal sole.

Spuntava qua e là fra gli steli il fiore cilestro del ciano, ma il papavero si chinava con le corolle avvizzite per la caldura.

E dopo la lunga presa di terra coltivata a grano, erano lunghi pergolati di viti addormentate al sole sotto la canzone dei pampini sussurranti; e poi altri campi di grano e filari di viti e olivi giù per il pendìo del colle e per la pianura insino al mare.

Non batteva alito di vento — e perchè dunque palpitavano le fronde e gli steli?

Forse, chi sa, ancora passava per la feconda solitudine dei campi Pan, l’antico dio de le selve, che intimoriva i pastori così che eglino, come narra