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di confacente ed affine a la loro superstiziosa inerzia.

Io poi penso anche che troppe erano le memorie e le tradizioni del passato, le quali impedivano di andare spediti per nuova via; troppa la gloria antica perchè i più eletti non se ne innamorassero così da sembrare vana qualunque altra gloria conquistata per altro mezzo, troppi infine i monumenti che sembravano stare lì a testimoniare la fragilità di ogni impresa umana, tal che valga la pena d’incominciare la vita con rinato vigore.

E così fuggivano gli anni, e avveniva che di tutto il rinnovarsi scientifico e filosofico di queste ultime età, appena qualche eco giungeva ai confini di quelle antiche mura; ed anche il progresso materiale ne gli usi de la vita vi si infiltrava a stento, impedito come era, oltre che da le dette cause, da inveterate costumanze le quali non erano però prive di quella certa dolcezza che dà l’abitudine, specie a chi non sente nè l’intenzione nè il bisogno di novità. Vi era passato, è vero, folgorando il genio di Napoleone; ma poi tutto era tornato come prima, non altrimenti che le acque si rin-