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come a sorgente viva, avrebbero bevuto gli assetati di amore, di giustizia e di bene, il vecchio e buon Iddio non v’era!
Ahimè! le povere madri solitarie che chiamano e pregano per i loro figliuoli morti, ed elle muoiono con gli occhi lagrimosi di speranza; ahimè, i vostri figli non li rivedrete; non vi verranno incontro al limitare del regno di Dio; ma giù anche voi piomberete ne le tenebre che non hanno aurora.
Nè fu dolore, nè fu disinganno per G. Giacomo: perchè erano le invincibili forze de la materia che proseguivano il loro cammino con legge fatale; cammino lungo sì che a la mente de l’uomo pare eterno, cammino doloroso, che attraverso il tormento de le infinite forme de la vita, conduce esso pure ad un regno ove è signora una Dea.
Ma non è la dolce Dea, radiante di dolcezza e di speranza, che accoglie le preghiere di tutti; che è torre eburnea, salute de gli infermi, rosa mistica, stella del mattino!
La Morte è La gran dea a cui tutto sospira e tende dopo la multiforme e secolare battaglia de la vita, e in lei tutto si riposa e si scancella.