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CAPITOLO X.
Epilogo.
Rolando, cavaliere, quando a le chiuse di Roncisvalle per le gran ferite si sentì venir meno, suonò il corno, sì che le tempie gli si spezzarono e per gli echeggiati monti il suono se ne andò sino a Parigi e l’udì re Carlomano da la barba fiorita.
Ma non giungeva cavaliere nessuno.
Allora, vedendosi vicino a morte, si piegò in ginocchio e s’appoggiò a la sua spada Durendal, che aveva forma di croce, e fu gloria in vita come fu salute in morte.
Così morì il buon cavaliere Rolando.