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di mano in mano infeudando a non so quale prepotente ed invisibile forza che tutto domina come un mostruoso braccio d’acciaio di una macchina, nascosta e quasi sepolta entro terra, moveva a furia infiniti ordigni in un opificio che io vidi, e teneva a sè avvinti centinaia di lavoratori.

Hanno avuto il coraggio di abbattere e poi di schernire tutto ciò in cui noi de la vecchia generazione credevamo come cose belle e buone: non più religione, non più legami indissolubili de la famiglia, non più onore a le opere libere e liete de l’ingegno o de l’arte; anche la rigidezza del carattere, anche l’eroismo per la patria, le tradizioni e la fede del tuo vecchio padre sono oramai derise; e vedi costoro che si vantano di essersi liberati da questi errori del passato (come li chiamano) e da la schiavitù di Dio, con quanta grazia si assoggettino poi a la schiavitù de gli uomini e di pregiudizi e vanità nuove ed inconcepibili.

Oh io pure piango e vorrei combattere per la libertà, ma una libertà più lieta ed umana! —

— G. Giacomo — disse il giovane — ne le tue parole si sente piuttosto il dolore che il sereno