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sbucavano dai trivi urlando le ultime notizie e diffondevano l’odore acre de l’impressione recente.
Ed in mezzo a quell’affaccendarsi, una nota gaia davano le sartine che sgambettavano vispe come passere, saltando le pozzanghere, evitando il fango de le carrozze, l’urto de’ viandanti con una grazia giovanile e senza intaccare de la più lieve pillacchera le scarpettine lucide.
Erano visini rosei, ridenti, su cui aleggiava l’ombra de l’ultimo sogno, troppo presto interrotto!
Come era lieto e vigoroso quel destarsi de la grande città che riprendeva con impeto il lavoro appena sospeso nel breve riposo notturno! Ma a G. Giacomo i pensieri si erano fatti cupi e con l’anima desiderosa ritornava a la sua villa, a’ suoi campi e a la sua libera vita serena; e tutta quella gente, tutti quei carri che fuggivano, si confondevano in lontananza ne le lunghe vie, sotto la sferza de la pioggia sottile, de l’aria gelida, gli mettevano ne l’anima come uno sbigottimento pauroso e gli facevano male al cuore.
Triste lavoro, quasi maledetto e fatale gli appariva.