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goria de la voce, fresca e sonora, lo si sarebbe detto senz’altro.
Parlava del regno dei cieli concesso ai buoni, lieto e bello come una primavera, de la differenza fra la vergine vereconda e laboriosa e la fanciulla impudica con l’immancabile paragone de la mammoletta modesta e de la dalia sfacciata. In verità non era gran predicatore e si vedeva che era un nuovo prete che faceva le sue prime prove in corpore vili.
Gli illustri oratori de la chiesa non si destano certo a quell’ora antelucana, per confortare un umile ed ignorante uditorio.
Tuttavia non mancava d’una certa vigoria e scorrevolezza di parola, e quella consumata retorica composta di mammole e di primavera, era improntata da una melanconica convinzione e faceva uno strano effetto in quell’alba grigia, e fra quella gente.
Freddo era il tempio; ma quelle parole si capiva che scendevano su la turba tapina come raggio di sole.
Perchè mai spunta il giorno e vi richiama a lo scotimento del lavoro? Sotto le lapidi di marmo