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fresco e ripetuto di campana che vibrava nel silenzio torpido de l’alba. Aperse gli occhi e vide dietro i cortinaggi lumeggiare il giorno d’una luce gelida.

Poi, tendendo l’orecchio, gli parve udire come un lamento continuo che cresceva e svaniva ad un dato ritmo.

Si riebbe, si destò per intiero e riconobbe il salmodiare mattutino.

— Dunque si prega anche qui! — pensò, e senz’altro scese dal letto, si vestì e dopo non lieve fatica, attraverso corridoi e sale appena illuminate da la fioca luce de la candela del cameriere che avea chiamato e lo precedeva, intronate ogni tanto dal russare de gli altri ospiti, fu ne la via.

Tratto al rumore, non stette molto a scoprire lì presso una chiesa od oratorio che fosse.

Su la facciata, di cui appena il frontone in alto si tingeva d’una lieve zona di luce, s’apriva una gran finestra a vetriate piccole piccole, soffuse di un bagliore rossastro.

Salì i gradini, sospinse i cortinaggi di cuoio, che pendevano dietro la porta socchiusa, ed entrò.