Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 169 — |
la sua batteria; e poi essi medesimi sentono il bisogno di avere e di godere di ciò che producono, e supposto anche che volessero cessare, la rimanente umanità li costringerebbe a quell’opera, la quale oramai è divenuta condizione indispensabile di benessere, almeno pe’ nostri gusti; e necessaria autrice di sviluppo per la nostra civiltà. —
— Oh, signor mio — disse il vecchio con un certo turbamento di voce, — ella prima mi ha spiegato che il capitale è la miseria dei molti come condizione di benessere dei pochi, e sarà così, giacchè a produrre tutto questo infinito e multiforme superfluo di cui voi siete assetati, bisogna bene che in un modo o ne l’altro de gli schiavi vi siano. Ma a mio giudizio, esiste una miseria ben maggiore, la quale in fine non riesce a beneficio di alcuno; e questa miseria è ne l’aver dimenticato che il benessere vero consiste nel vivere secondo natura, secondo bontà e secondo i precetti del Signore, cioè semplicemente e virtuosamente. —
— Ma io non dico mica che ella abbia torto — rispose il notaio sorridendo e meravigliato del convincimento doloroso che era ne le parole del vec-