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— Ecco: queste grandi industrie per sorgere al punto che esse sono (tanto che il mondo è per loro troppo piccolo mercato e tutti gli spedienti de la vita moderna, del lusso, de gli usi nuovi non bastano a consumarne i prodotti) hanno dovuto in origine impadronirsi de le piccole manifatture private e domestiche; quindi creare, allettare, ed in fine accentrare un numero infinito di salariati; trasformare gli arnesi del lavoro primitivo in utensili tecnici che non possono essere adatti che al lavoro collettivo, come ella ha veduto; in ultimo riunire tutti i popoli in un mercato universale e, valendosi del telegrafo, de la stampa, de la scienza, dei mezzi di comunicazione, de la politica, imporre i loro prodotti, idearne dei nuovi, renderli necessari. Mi segue fin qui? —

— Mi pare, ma non ne vedo la conclusione. —

— Eppure è semplice: di mano in mano che l’industria capitalista crebbe di sviluppo, crebbe anche il numero de’ salariati, tanto che quest’esercito reclutato ne la miseria dal capitale al suo esclusivo servizio, oggi forma una classe sociale minacciosa al capitale stesso; e la cosa più lepida e