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zigaro e pareva beato, le guance gli si erano accese; la pupilla scintillava dietro il monocolo.
— Ora pigliamo una carrozzella, chè è un po’ lontano. —
Mentre la vettura balzava su l’acciottolato, il giovane alzando la voce e gettando gran boccate di fumo, seguitava un altro filo di ragionamento di cui le frasi, come ondate fragorose, giungevano ad intervalli a l’orecchio del compagno.
Il notaio fu guida buona ed esperta; da una fabbrica si passava ad un’altra; magnificava ad interiezioni, ricorreva ai commenti del custode dato a compagno e li ampliava urlando in mezzo a l’orribile frastuono. Ma il vecchio non udiva: era come atterrito.
Quelli stanzoni immensi dove centinaia di macchine di carne e d’anima erano avvinte presso i telai, macchine di ferro, che precipitavano scintillanti, frementi; quelle ruote, quei volanti che stridevano con l’accelerata intensità del turbine; e le macchine motrici, mostri immani, affondate nei basamenti, le cui braccia d’acciaio s’alzavano e s’abbassavano con cupo e sincrono fragore; tutti