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superbo signore, cominciò il notaio a tessere la storia de le molte persone che, da sconosciute e povere che erano, avevano saputo raggiungere i più alti gradi de la società.
Lo stupore, ma più spesso l’indignazione di G. Giacomo, svegliavano in lui la più lepida parlantina che fosse mai, e diceva tra le altre cose:
— Chi sono essi? da dove vengono? Nessuno se ne cura più di saperlo, tanto più che il rimproverare il passato è un arma spuntata, e il presente lo scancella: ma da alcuni si ricorda che il vagone di terza classe li aveva sbarcati, pochi anni fa col fagotto su le spalle e le scarpe tenute su con la corda; ma ciò non torna che a loro merito.
Oggi tutte le case aristocratiche sono loro aperte, anzi sono essi che aprono le proprie a la vecchia nobiltà in miseria. Ma la nostra è un’età democratica!
Vede il tale che passa ora? — e indicò un elegante signore, molto tronfio e sdegnoso — quegli è riuscito con la politica: ha avuto del genio. Dieci anni or sono era un miserabile giornalista, oggi è deputato, domani, forse, ministro: uno dei capi saldi de la società.