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Il signor notaio fu una cara e gentil persona, che, oltre al suo tempo prezioso impiegato a definire presto gli affari de la eredità di G. Giacomo, gli tenne compagnia quasi due ore al giorno, a l’albergo indicato, dopo mezzodì, appunto come avea promesso. Mangiava copiosamente e lautamente e si compiaceva di ordinare quelle vivande e quei vini che maggiormente eccitavano le osservazioni del suo modesto compagno. Il quale lo interrompeva sovente, dicendo: — Ma perchè, signore, tutti quegli intingoli? ma mangi meno in fretta! E forse perchè è sempre agitato? Creda, a la mia età non ci arriva certo! — e simiglianti parole.

Non era privo d’ingegno il signor notaio, ma un ingegno di tal natura che non eccede in dolorose solitudini, ma sa più forse per istinto che per raziocinio, adattarsi ai tempi ed a le circostanze, cercando anzi il modo di volgerle a suo