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Quando uscì, la folla turbinava più che mai. Incerto del luogo, montò su d’una vettura e si fece condurre a l’albergo dove avea posato la sua valigia. La carrozza si mosse rapida, svoltò, attraversò un dedalo di vie con gran fragore di ruote.
Vedeva i palazzi elevarsi altissimi, con terrazze sorrette da cariatidi sporgenti fuor de le tenebre ed appena segnato il profilo grottesco da la luce dei fanali. In alto, in una sottile striscia di cielo, pendeva la luna. Ma chi la guardava la bella luna che addormenta le biade e fa i grilli cantare?
Quando fu nel letto e si riebbe dal primo gelo de le coperte umidicce, incrociò le mani sul petto e pregò Dio che lo facesse ritornare a casa sua. Un senso di sgomento l’opprimeva, pensando di trovarsi solo ed ignoto in quella metropoli; e quella gente gli pareva d’altra umanità, d’altra fede, di altri tempi. Cento e cento miglia lontano esisteva ancora la sua villetta fra i vigneti e le biade? Quasi gli pareva d’esser stato trasportato in un paese fuori de la terra! Finalmente il sonno fece cadere su le palpebre del vecchio la sua polvere d’oro e lo addormentò placidamente.