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nè altri avrebbero potuto arrestare e dal quale si sentiva invincibilmente trascinato.



Il dottor Lorenzo gli parlava di continuo del suo Giorgio che era ritornato in patria e trionfava proprio davvero; stampava opuscoli, scriveva ne le grandi riviste scientifiche, presiedeva società e comizi: gliene avrebbe prestata la raccolta di quei giornali, tanto perchè il buon uomo si fosse fatto un concetto dei nuovi tempi, per Dio!

Invece il figliuolo di G. Giacomo ritornava quasi ogni giorno, a mezzodì, da la sua scuola del seminario, sul suo baroccino, col suo somarello a cui voleva un gran bene, e i suoi libri, legati con una cordicella. Aveva oramai vent’anni ed era un giovanotto gagliardo e docile che raccontava meravigliato al babbo ed a la mamma tutte le cose nuove che vedeva in città e faceva quei vecchi compiti, tolti da la storia romana e da le vite di