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sciabole su l’acciottolato de le vie e ridevano a le fanciulle. I caffè stavano aperti sin dopo la mezzanotte — pieni di luce e di risa; e lungo il corso v’erano molte botteghe nuove, con le vetrine lucide di vernice e rifornite di stoffe e di molte altre vistose mercanzie.

Le vecchie mura di cinta, da cui moveva un tempo come un’aura incresciosa di morte, erano state in varii punti abbattute e per quella breccia irrompeva la macchina a vapore stridendo e fischiando e quasi parea irridere a quelle impotenti ruine: i fili del telegrafo vi passavano in alto; e, smarrendosi a gran festoni nel confine del cielo, si congiungevano a lontani centri di moderna operosità.

Per quella breccia, come da una diga franata, invase e dilagò il torrente de le idee le quali tutte sembravano vere perchè erano nuove. Era per le vie un affollarsi di giovani che discorrevano di politica, di elezioni, di filosofia, di mirabili conquiste ne l’avvenire.

Gli studenti vi portavano da la città capitale tanto la notizia de l’ultima scoperta scientifica