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76 | alfredo panzini |
quella storia del tramutarsi delle parole: ma ad’ogni modo, trasformato alquanto può quel biglietto valere per dare un’idea che ragazzaccio era Catullo, e che temperamento! Quel biglietto diceva:
«Fammi il piacere, Ipsililla, bambolina mia, di invitarmi a fare siesta con te. Gioia mia, dolcezza mia, senti: se mi fai questo piacere, procura che la porticina di casa rimanga socchiusa, cosi capirò che sei sola. E non ti venga il capriccio di andar via, ma sta in casa e denti pronta che arriva un cavaliere furibondo che spezzerà nove lance l’una dopo l’altra. Se questa faccenda ti va, fàmmelo sapere senz’altro, perché dopo che ho mangiato e bevuto e me ne sto sdraiato non ho pazienza e mi succedono guai serii».
Ora non ne vuole più sapere né di Ipsililla, né di altre buone fanciulle. Ha veduto passare la fata Morgana, ha udito la sua voce e vive sotto quella folgorazione. È un dolce pensiero, è una gran sofferenza. La vista gli barbaglia, i sensi stanno muti per troppa passione. Saffo canta gran cantilena, passa Diana nel cielo, regina delle selve virenti, dei monti segreti, dei fiumi sonanti. A Saffo non si mandano biglietd come a Ipsililla. E un