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66 | alfredo panzini |
— Nell’anima! — rispose Catullo. — È impura se dice: «io dormo sola sola»? Tutto il creato, luna, pleiadi, notte fanno corteo alla passione della creatura umana. Non sentite dama, il profumo della purità in questi versi? Se avete sale e lepore, se siete cari alle Muse, sarete puri e casti: ma se le Muse vi voltan le spalle, sarete empii e sacrileghi, cantaste anche poemi in lode agli Dei.
Qui Catullo si accese di ira improvvisa contro i poeti e proferí parole anche in quei tempi sconvenienti: irrumabo vos...
Uno sguardo della dama lo richiamò.
Cicerone era turbato alle inurbane parole.
— Dèsine, sodes —, disse —, o iracunde Catulle.
Catullo ritornò in sé: guardò con quelli occhi incavati la donna: si fissò nel grembo di lei, e disse: — Voi potete essere vergine e madre, perché in voi si innesta il fiore delle generazioni.
— In verità voi non siete — disse la dama —, come il mio buon amico Suffeno. Vedetelo lí come è elegante, educato e amabilmente idiota. Fa venire risme su risme di carta regia da Alessandria, e piú ne consuma e piú gode e piú si contempla. Ha fatto una raccolta di tutti gli epitheta ornativi, da decorare volumi di poesia.