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il bacio di lesbia | 65 |
— Il poeta, — confermò lentamente Catullo, — deve essere casto e puro.
— Anche casto! — disse la dama. — Vi ammiro, ma non vi capisco.
— Dama, — rispose Catullo, — intendetemi con discrezione: diversamente voi mi fate oltraggio. Io posso ammettere che quei versi di Saffo si prestino a una interpretazione anche non pura. Ma ripeto: il poeta deve essere puro e casto.
— E allora, — disse la dama, — parliamoci chiaro: è lei stessa, Saffo, che si dichiara non piú vergine, quando dice: «Verginità verginità, ora che mi lasci, che diventerai? Da te di nuovo piú non verrò, piú non ritornerò». E allora?
— E che c’entra questo? — disse Catullo quasi iracondo. — Le vestali possono essere vergini e non pure. Saffo potè essere pura senza essere vergine.
— Mi piace, mi piace, — disse la dama. — Le vestali infatti si profumano poco.
— È stato Catone durante la sua censura, — interruppe il poeta Suffeno —, a proibire alle vestali di profumarsi.
— Lo sciagurato! — esclamò la dama; — ma spiegatemi allora meglio in che consiste la castità di Saffo, dato che anche voi ammettete che lei non era piú vergine.