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62 alfredo panzini

vane volto di nera peluria, e alto e membruto. Stava di fianco alla dama come un giannizzero. Seguitò a ridere e non rispose parola.

— Qual’è il vostro poeta preferito? — domandò la dama a Catullo.

— Preferita sareste voi, se io osassi quel che non oso, — rispose Catullo.

— Bel galante questo vostro provinciale — fece la dama a Cicerone; e a Catullo disse: — Io adoro Saffo alla follia! Vediamo, vediamo se voi che venite da paesi meno contaminati da sottigliezze erudite, mi sapreste spiegare il mistero di questo verso di Saffo quando dice: «Quando io lo guardo, egli mi sembra un Dio».

La dama proferí questo verso in greco, che sarebbe come dire oggi che quella dama latina teneva conversazione anche in purissima lingua francese.

— Si può dire —, commentò la dama —, cosa piú semplice e pur piú bella di questa? La creatura umana che è mortale, si sente, per la potenza d’amore, trasmutata in immortale. Sembra un Dio l’uomo amato! Ebbene, nessuno di questi miei giovani amici che scrivono tanti bei versi, ha saputo fare un verso cosí. E pure è un verso fatto di niente! Io stessa dico e penso cosí, perché Saffo me l’ha detto e me l’ha fatto sentire.