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il bacio di lesbia 61

Terenzia vostra i vostri complimenti, e sarei spiacente vi capitassero guai per causa mia. Ma parliamo di cose meno malinconiche. — E rivolta a Catullo, domandò: — Da quanto tempo siete in Roma?

— Da poco tempo.

— Siete solo a Roma?

— Sino a ieri, dama. Da oggi in poi non sarò piú solo.

— Oh, felice e dabben giovanetto! Siete per condur moglie? — domandò con inimitabile accento.

— Vivrò con la vostra imagine, dama.

— Ah, molto gentile...! poeta, forse, anche voi? Elegie, poemi, mimi?

Catullo rispose:

— Nel tempo che a diciassette anni mi fu consegnata la toga virile, quando la fiorente età passava per la sua primavera gioconda, io poetai d’amore.

— Ma sentite come parla pulito questo cisalpino! — esclamò la dama: — dunque voi siete poeta d’amore? Questo mi piace molto.

Si udí allora uno scoppio di risa.

— È quello scemo di Egnazio che ride, — interruppe la dama —, un vero barbaro voi siete, Egnazio.

Catullo si volse e vide una chiostra di denti bianchissimi in un volto barbàrico: e a un gio-