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60 alfredo panzini

dormiremo fra due guanciali, dicevate. Dopo, non si dorme piú. Caro amico, parliamo sul serio: io vi dico che se il mondo deve diventare romano, bisogna che Roma si adatti al mondo. Altro che non volere i poeti greci, le mode di Egitto, i vasi di Corinto! Molta confusione, molto scompiglio è da quel tempo nella veneranda Roma. E allora? Evviva l’allegria! Catullo, vi prego, favoritemi il mio nartècio.

E la dama si versò da un vasetto d’oro, su le mani, una essenza di raro profumo. Mutò voce ancora e con strano lampeggiamento disse, sempre rivolta a Cicerone:

— Credete che io ne gioisca? Accetto quello che è fatale che sia. Roma sarà universale o con Catilina redivivo, o con mio fratello, o con qualunque altro. Ma arrivare ci si arriverà. Il mutamento si farà a moneta piuttosto alta: non quadranti, non sesterzii. Pagheremo con la vita o con la libertà.

Catullo ascoltava meravigliato questo strano parlare della donna. I giovani barbàtuli non parlavano piú. Solo Cicerone disse:

— Perché non siete nata uomo?

Catullo udí uno stridulo scoppio di risa.

— Via, Marco Tullio, evitate questi spaventosi complimenti! Io essere come voi? Io ci tengo a essere quella che sono! Questi chiacchieroni di giovani sono capaci di riferirli a