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le buone lettere non portino il frutto della virtù »... con quel che segue. L’onda regale della vostra parola trascina sí che nessuno dei giudici si è accorto di questa limitazione dubitativa. Dunque le belle, le buone lettere, possono anche dare frutto non buono ? E allora sono utili alla Repubblica? Questo vi domando per sapere da voi se devo o non devo fermare per scrittura quella vostra limitazione.

— Sta veramente il fatto, — disse Cicerone evitando più precisa risposta, — che il nostro Appio Claudio il cieco, di immortale memoria, respinse da Roma i filosofi greci come dannosi alla salute della Repubblica: lo stesso si potrebbe dire dei poeti. Caro Tirone, io sono un tantillum vittima dello stoico Panezio da Rodi, il quale nel suo « libro dei doveri » scrisse che soltanto ciò che è onesto è anche utile. Bisognerebbe dunque distinguere quali sono le belle lettere oneste e quali non oneste. Distingue frequenter! Avete ragione, o Tirone: ma non è facile. Talvolta è periculosum.


A questo punto un giovane apparve.

— Marco Tullio, — disse costui, — l’atrio era aperto e io sono entrato. C’era «cave canem», ma io non ho paura dei cani, invece non c’era l’atriense: perciò eccomi qui.

Era un giovane pallido in bianca toga, con