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il bacio di lesbia | 41 |
doni poetici. Tutti sapevano allora la storia del cavallo fabbricato dai Greci, dentro il cui ventre stavano i guerrieri che distrussero Troia.
La poesia con in più la filosofia può generare utopie fatali alla libertà. I giudici romani, quindi, chiudevano le porte della libertà in faccia alla poesia, appunto per amore della libertà. Non che i giudici romani facessero in quei giorni questi ragionamenti, ma per istinto vivevano in sospetto di accogliere entro le mura di Roma il cavallo di Pegaso. Dunque i giudici romani erano per il «no», quanto a riconfermare la cittadinanza romana al poeta Aulo Licinio Àrchia.
Il popolo, che gremiva la piazza, non era né per il «sí» né per il «no» per la ragione che il popolo è un coro che segue il corifeo, che lo sa guidare verso il «sí» ovvero verso il «no». Invece un gruppo di giovani in toghe eleganti, che si assiepava sotto i rostri, era furibondamente per il «sí».
Apparve Cicerone e tonò dai rostri.
Ah, perché di lui non ci rimangono che le fredde parole? Scomparsa è la sua voce, il suo gesto, le sue scintillanti pupille! Questo grande avvocato accusava o difendeva per nobiltà di passione, non per denaro. Quando diceva: «Fino a quando, o Catilina, abuserai di Roma?»;