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216 | alfredo panzini |
Gli amici sapevano di quella gran passione di Catullo per una dama di Roma e non gliene fecero allusione. La luce del chiaro giorno si spegneva e i servi portarono le lampade.
— Che cerchi tu, Catullo, di Roma? — rispondevano gli amici. — Roma è qui. Cesare passò di qui. Tutta la terra suona del nome di lui. Cesare ha fatto leve nella Cisalpina, nella Gallia togata, nella Gallia cornata: i giovani sono accorsi sotto le bandiere di Cesare. Da queste terre è sorta la sua Dècima Lègio! Dove egli passò, è come il vento: la terra si muove e lo segue. È nel paese dei Veneti? Tutta la gioventù di Opitergium, la bella, la grande, si è votata alla morte per Cesare. Fulmine di guerra è Cesare! Ha superato Scipione! Da Roma qui venne folgorando. Cesare è arrivato a Ginevra, ha sbarrato quel lago, ha chiuso gli Elvezii in una morsa di ferro: i corpi dei Rezii e dei Germani ingombrano il suolo, oltre quei monti che tu vedi lassù. Venere Genitrice lo assiste.
E altri dicevano:
— Nel vento, fra le nevi, contro le tempeste, a testa nuda, cavalca Cesare. Cavalca Cesare sopra le onde non mai navigate.
E altri dicevano:
— Non è il cavallo, non è la trireme di Ce-