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il bacio di lesbia 183

— O misero Catullo, — dissero gli amici — se tu muori, che ne dirà la Signora?

— La Signora è già morta e io sono per morire. Morituri vos salutant.

— Lasciamo da parte gli scherzi, Catullo, — insistettero gli amici. — Noi ti veniamo a dire che tu ti comporti molto poco bene. La Signora è molto spiacente e vuole sapere perché ce l’hai con lei. Faresti azione da gentiluomo, facendo sapere alla Signora perché ti sei guastato con lei.

— Oggi non ho tempo; ho faccende con Attis e con Cibele.

— Ci dispiace, Catullo, ma noi pure non abbiamo tempo; ci è venuto l’ordine di partenza. Dobbiamo raggiungere la coorte di Cesare che è già partita per la tua Cisalpina.

— Lo sappiamo: Cesare, Pompeo e Crasso si sono divisi il mondo: ma tenete a mente che il mondo appartiene agli Dei e non agli uomini. A me pure è venuto l’ordine di partenza! Secondo l’ordine che Natura diede, tutti partiremo.

— Scrivi prima una lettera alla Signora, — dissero gli amici.

— Io non sono come Cesare, — rispose Catullo, — che può scrivere due lettere in un tempo solo. Se scrivo agli Dei, non posso scrivere a quella donna. Comunque ci penserò