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12 | alfredo panzini |
nismo, una glandola che non funziona, un corto circuito, una disgrazia come alle pecore di Panurgio. Le stesse guardie che stanno con le spade di qua in difesa dei buoni costumi, allora le rivoltano di là; e si salvi chi può.
Prima, dunque, ci sarebbero stati i «virtuosi Romani» che poi sarebbero diventati i «corrotti Romani».
I virtuosi Romani non amavano l’oro, ma amavano comandare a quelli che possedevano l’oro.
La colpa fu di Annibale che giurò odio eterno contro Roma.
Oppure fu Giunone?
Quando Virgilio fa dire a Giunone: «gente inimica a me, malgrado mio, naviga in mar Tirreno», non si sente piú la favola: si sente il passo misterioso della Storia.
Annibale fu vinto nell’anno 202, e Cartagine fu poi distrutta poco piú di mezzo secolo dopo.
In quel mezzo secolo quale furore di forza e di gloria invade Roma? Mai il mondo conobbe gesta piú memoranda. Non furono soltanto i due Scipioni, fulmini di guerra, Scipione il giovine che vinse Annibale e Scipione Emiliano, il savio, che abbatté Cartagine: fu tutto un popolo. Fu lei, la lupa di Roma. Un impeto eroico la trascinò. A lavare la sconfitta