Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
136 | alfredo panzini |
sorriso. Lei gli sedette davanti su uno sgabelletto e gli accarezzò le ginocchia come fece Venere quando andò a trovar Giove. Crasso ascoltò attentamente Clodia.
— Occorrerà molto oro — disse Crasso pensoso.
— Lo credo bene: è gente di buon appetito; ma sarà risparmiato a Roma molto sangue. Voi sapete bene chi è mio fratello.
— E l’interesse del capitale? — domandò Crasso.
— Per l’interesse del vostro capitale, — disse Clodia, — vi faremo avere il comando della spedizione contro i Parti. Dall’Asia potrete passare in Etiopia dove sono le miniere d’oro della regina Ophir. E tutte queste noie per la Bona Dea! Ci credete voi, Crasso, ai misteri della Bona Dea? Ma che domande! Voi credete nel dio Oro.
— Cara amica, — rispose sorridendo Crasso, — nei miei viaggi in Oriente, ho potuto osservare che i popoli ubbidiscono ai più strani idoli. Il dio Oro è un idolo dei più efficaci, ma siate certa che non è facile onorarlo! Vostro fratello e gli altri decoctores ne sanno qualche cosa, o amabile Clodia. Del resto credete pure che o Oro, o Orus, o Astarte, o Anubi, o Bona Dea, esisteranno sempre i misteri per il popolo.