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faceva nascere sospetto in Terenzia, la quale essendo donna di indole malagevole e avendo dominio sopra Cicerone, lo incitò a testimoniare contro Clodio».

Così «morosa» ella era, che il buon Tirone diceva: «Tu, Marco Tullio, che hai domato Catilina, non puoi domare Terenzia».


Negheremo noi fede al grande Plutarco?

Noi abbiamo rispetto per i morti, tanto se furono belli come Clodia o meno belli come Terenzia.

Terenzia era fastidiosa, ma anche Cicerone non era grazioso verso la signora.

Non che fosse in lui alcuna intenzione di malignità, ma per una specie di ricreazione dello spirito si compiaceva di certe acutezze che avrebbe fatto molto meglio tenersi per sé. Dopo aver spiegato in Senato oppure dai rostri quelle sue gravi orazioni, sentiva un sollievo nello spogliarsi di quel manto: e o scriveva a Attico, o diceva lepidezze a Terenzia.

Lo spirito gli veniva fuori da tutti i pori: al punto di ammettere che Giulio Cesare era l’uomo più spiritoso che fosse in Roma.

Ma lo spirito di Cicerone era il più delle volte intollerabile a Terenzia.

Egli era capace di dire con pacatezza: