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XIII

SATIRE E PASQUINATE


S

e Clodio era un passionale, Catullo era un suggestionabile. Bastava poco, una perturbazione, un sospetto, una speranza perché le nubi della poesia si formassero e si agitassero sopra la vetta del suo cervello; ed è cosi che vennero fuori due poesie, tutte e due brevi come un temporale d’estate. Una poesia è in verso giàmbico, e l’altra in verso falècio. Tutte e due molto feroci. E dài ancora contro Mamurra, con in più Cesare e Pompeo.

L’educazione della nostra civiltà non permette di riportare le brutte parole di Catullo contro certe deplorabili abitudini del genere maschile con il genere maschile, alle quali pare che gli antichi non attribuissero eccessiva importanza.

Finché Catullo dice di Mamurra: «Es impudicus et vorax et aleo», vada pure; ma dire «voi suocero e genero» avete fatte tante guerre e guadagnato tesori, e ora date la caccia alla ricchezza privata per fare i generosi come fanno i ladri, è cosa che offende la storia se si pensi che Cesare nel suo testamento lasciò tutto al popolo.