Pagina:Panzini - Dizionario moderno.djvu/92

Biv — 50 — Bla

gine olandese che vuol dire amaro. Così si chiamano vari stomatici, dal più al meno fabbricati con infusioni di scorze e radici amare (arancio, genziana, rabarbaro, ginepro) nello spirito. In fr. bitter.

Bivacco: neologismo, dal francese bivouac e, forma antiq. bivac. La parola francese, a sua volta, deriva dal tedesco, bei = vicino e wacht: = guardia, quindi significa campo a ciel sereno ove l’esercito s’accampa. La grande storia militare e belligera di Francia legittimò e diffuse questa parola anche presso di noi, popolo non belligero. I dizionari la registrano; il Fanfani la combatte, e vuole sostituirvi le parole alto, accampamento, attendamento.

Bizantinismo, Bizantino, Bizantinerìa, e anche Bizantineggiare: parole di uso moderno e non così facili a spiegare come sono facili ad intendere. Bisanzio fu per tutta l’età di mezzo, cioè, per un periodo più che millenario, la capitale dell’impero romano d’oriente, erede, dunque, di Grecia e di Roma, ma col processo del tempo si venne sempre più isolando dal vivo occidente d’Europa, perdendo di valore politico e assumendo certi speciali caratteri di cerimonie, di rigidità, di immobilità. Benissimo si può intendere il senso di queste parole ove ben si comprendano questi due versi che G. Carducci scrisse a proposito della terza Roma:

               Impronta Italia domandava Roma,
               Bisanzio essi le han dato.

Questioni bizantine, è locuzione che vale questioni sottili, ma inutili, interminabili.


Blackbouler: neol. fr. che vuol dire dar palla nera nelle votazioni politiche. Sarà parola rarissima da noi, ma avendola trovata ed udita in speciali casi nel senso di dare voto contrario, così la noto a maggior conferma del mio asserto: cioè che molti per iscrivere e parlare efficacemente, argutamente, hanno bisogno oramai delle locuzioni straniere. Blackbouler è fra i neologismi francesi, derivato dall’ingl. blackball = palla nera e, come verbo, bocciare.

Blaga: V. la parola francese Blague.

Blague: propriamente borsa di pelle entro la quale ponesi il tabacco, e per l’affinità tra le cose vane e le cose enfiate, vanteria, spacconata, menzogna. Del resto è d’uso familiare nella lingua francese, e da noi sovente si traduce in blaga. Il Carducci nel suo bellissimo scritto Mosca cocchiere usa questo francesismo dicendo che esso è brutto anche in Francia, ma che «oggigiorno non se ne può fare a meno». Se non di blaga, così si potrebbe dire di molti gallicismi. Quando una parola straniera è penetrata in un idioma, essa vi acquista giusto diritto di cittadinanza. «Fuori i barbari» si potrà dire riferendosi alle persone, ma quanto ai barbarismi bisogna evitare che entrino, e a ciò vana è l’opera delle autorità deputate all’uopo, se non vi provvede con senso d’amore la nazione stessa. V. la discussione che avvenne nel Parlamento italiano intorno al Bilancio della P. I. Giugno 1902.

Blagueur: vedi blague. Parola usata invece delle moltissime nostre: gradasso, spaccamonti, chiacchierone, etc. Il d’Annunzio, stilista di gusto assai dubbio, ma conoscitore egregio e cultore della lingua italiana e, fra i moderni, assai puro, usò la voce blagueur: prova evidente della forza che la consuetudine imprime a certe parole: «La mia casa è la casa rispettabile di un buon lavoratore e io deploro di avervi ricevuto ingenuamente un blagueur di quella specie».

Blanc-bec: letteralmente in francese becco bianco e si dice di persona inesperta e giovane, ma che della sua inesperienza non si rende conto, anzi sembra presumere di sè: sbarbatello.

Blanc-manger: voce francese già da antico fatta italiana e classica in biancomangiare, piatto dolce da credenza. Il Manuzzi e il Tommaseo la riportano, e zitti. Il Viani la difende, il Fanfani ci fa una delle sue solite chiacchierate. Il Petrocchi la registra fra le voci antiquate.

Blasé: voce francese frequente e felice: la quale indica la persona divenuta scettica, non per abuso di filosofia ma di mondanità o di piaceri. Nel suo primo senso il verbo blaser vuol dire alterare per eccesso dell’uso il senso del gusto. Es. l’usage des liqueurs fortes lui a blasé le gout. Poi figuratamente si dice di tutto