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Ava | — 32 — | Ave |
sico del Fanfani ed Arlia, ma di un paese più vicino: la Francia. Aval da à e val = vale, abreviation de valoir, à valoir pour. Donner, fournir un aval. Etimologia preferibile è però aval da à e val, letteralmente a valle e, per estensione, a piè della cambiale ove si appone la firma.
Avana: sigaro fino e profumato dal nome della città di Avana nell’isola di Cuba, celebre pe’ suoi tabacchi. Dicesi anche di colore nocciuola chiaro come è quello appunto del tabacco di tale nome: similmente in francese vale nel gergo la parola havane.
Avances: (letteralmente anticipo). La frase fare des avances è più che comune e si dice delle prime incerte proposte di chi desidera stringere un patto, amicarsi, sperimentare l’intenzione di qualcuno. L’italiano ha diverse locuzioni corrispondenti: far delle proposte, tastar terreno, rompere il ghiaccio ed altre consimili. Del resto il volere che un motto di una lingua risponda a capello a quello di un’altra è cosa assurda come il pretendere ad es. che un naso sia simile al proprio; e condannarlo come brutto perchè non è tale.
Avanera (abanera): canzone dell’Avana nella misura dupla di semiminime, a movimento moderato, con accompagnamento tipico di una semiminima, in battere, col punto, seguita da una semicroma e da due crome. A. Galli, op. cit.
Avanscoperta: termine militare; indica quella fazione di guerra eseguita in ispecie dalla cavalleria o da milizie agili e sciolte, per iscoprire il movimento e le posizioni dell’esercito nemico.
Avant-goût: il primo sapore di qualche cosa, in italiano saggio, assaggio. Tuttavia nel linguaggio mondano la voce straniera vince la nostra che pure è di ugual senso.
Avantieri: (francese avant-hier) in italiano l’altrieri, o ier l’altro. Però avantieri mi pare ormai voce quasi fuori dell’uso. La nota il Rigutini.
Avatar: nome dato nell’India all’incarnazione d’un Dio, specie del Dio Visnù.
Ave, imperator, morituri te salutant: salute, o imperatore, quelli che stanno per morire ti salutano; (Svetonio in Claudio) questo era il motto dei gladiatori passando nel circo sotto il palco imperiale prima di principiare i mortali duelli. Il motto oggi è ripetuto in senso vario ed esteso.
A vento largo: andatura del veliero, il quale naviga col vento che fa angolo tra i 90 e i 180 gradi con la prua.
Avenue: dal verbo avenir: dicesi in francese di ogni via che conduce ad un dato luogo: via, sbocco, viale (arborato).
Avere: il signor P. Petrocchi nel suo dizionario con l’autorità che gli proviene dal molto studio e dal molto amore, ha contribuito moltissimo a sancire l’uso di scrivere ò, ài, à, ànno invece di ho, hai, ha, hanno. Senza entrare in discussioni che non sono qui opportune, giova notare che se anche il Petrocchi avesse secondo logica alcuna ragione, vi è l’uso e l’esempio comune che valgono più di un’astratta ragione. E allora perchè non scrivere ke in vece di che? Ma proprio da vero era necessario complicare di questioni futili la questione grave della ortografia italiana? Non pare. Ed entrando nel merito, è cosa esatta che quell’h abbia un semplice valore grafico e non sia un segno, sia pur lievissimo, di aspirazione? E nelle stampe cotesto impercettibile accento non è egli facile trascurare, per errore del compositore, imperfeziono del carattere, generando così confusione grande? Sostituire nuove leggi alle antiche e tradizionali senza giusta ragione, ma per amore di far cosa nuova, è volersi assumere responsabilità di non lieve conto. Sta il fatto che l’uso del ò, ài, à, non attecchisce, e le grammatiche anche recenti avvertono essere in questo cosa migliore seguire l’uso dei più (V. Gram. del Morandi e Cappuccini, § 21), che nessuno fra i più reputati e noti scrittori viventi, il Carducci, il Villari, il D’Annunzio, il Pascoli, il Fogazzaro etc, ha accolto tale grazia ortografica. Il sig. Petrocchi nella sua introduzione dice che non ne fa una questione di vita o di morte: oh, e allora non poteva lasciar stare? A proposito di questa nuova maniera di scrivere mi piace qui riportare alcune osservazioni dettate