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E come io non sono un letterato puro (poeta o romanzatore) jna un modesto studioso del fenomeno geniale, cerco sempre, scrivendo, di esprimermi con chiarezza pur di essere subito intoso.

Non repudio quindi né i barbarismi, ne i neologismi quando sono indispensabili air immediata e compiota manifestazione del pensiero.

Tocca a voi: poeti, novellatori, romanzatori, commediografi, di ravvivare il culto della lingua; di purgarla dall’inquinamento dei vocaboli esotici, di rimettere nel gran circolo della vita lo voci obliate, maturate o sepolte, affinchè risorgano vive e spiranti e tornino dell’uso.

Del resto i puristi hanno torto di lamentare la profanazione e gli sciatti di proclamare la libertá assoluta: reazionari gli uni, rivoluzionari gli altri. Il buon senso sta nel mezzo e cerca di conciliare la purezza con la modernitá, la regola con l’uso.

Chi scrive di scienza o di filosofia ha da esser chiaro, evidente, conciso, anche a costo di offendere le ombre severo di Antonio Cesari, Basilio Puoti, Gianfrancesco Galeani e tutti i cruscanti testerecci. ADOLFO PADOVAN.

.... Pei Dizionari ebbi sempre predilezione. Essi m’insegnarono non solo il valore ed il senso delle parole, ma un mondo di cose; e mi furono come uno spiraglio per vedere distinto e illuminato ciò che m’era incerto ed oscuro.

Quel passaggio da una ad altra voce, spesso fra loro disparate di significato, trasporta la mente a svariatissime cose e snoda l’intelletto e lo rafforza. Quello studio di vocaboli ci fa penetrare non soltanto nel linguaggio di un popolo, ma nella sua storia, nella sua vita ; e frammezzo, e accanto, alla filologia vi trovai l’arte.

Pensaci e dimmi se m’inganno.

Ma se amai sempre i Dizionari, ora li amo ancor piú perchè tu, mio caro, me ne presenti uno nuovo, originale e, aggiungerò, necessario, giacché oggi siamo, in fatto di lingua, in un labirinto intricato e scuro e tu ci dai il filo per uscirne e per rivedere la luce.

Io sono ben convinto del tuo libro, ma se non lo fossi, la tua Prefazione nitida, stringente per argomentazione, mi avrebbe condotto a darti piena ragione.

A te dunque mando il mio consenso e la mia lode.

FERDINANDO GALANTI.

.... Ho ricevuto il saggio del suo Nuovo Dizionario, o mi affretto a fargliene i miei piú sinceri rallegramenti e ringraziamenti: è un libro di cui mi sono augurato cento volte la comparsa e che, d’altra parte; temevo non potesse comparir cosí presto, attesa la speciale difficoltá e la grande fatica del lavoro. Lode a Lei e all’Editore! Nessuno vorrá pretendere che in questa prima edizione il volume sia scevro da lacune, da ridondanze ed anche da inesattezze. Quello si che avrei voluto giá ora — perchè cosa necessaria^ come lo hanno visto gli autori tedeschi nei loro «Fremdwòrterbúcher e nei loro lessici — si è l’indicazione della pronuncia^ sia delle parole straniere che dello italiane, e la (pure indispensabile) indicazione del genero (masch., femm., sing., pi.; dei nomi e degli aggettivi. Senza questo indicazioni il volume è assai spesso di poca utilitá pratica, come Ella potrá farne esperienza so vorrá far leggere, p. es., Weihnachtsbaum a chi non sa di tedesco e se questi dovesse applicarvi l’articolo (masch.? femm.?). Inoltre occorre assolutamente che sia indicato in quale lingua è scritta la parola o la frase dell’articolo (come è fatto giá in alcuni punti). So l’Editore mi favorirá un esemplare io lo ingombrerò corto con molto note per mio uso e consumo. Intanto godo che finalmente sia stato vinto l’indirizzo meschino e pernicioso degli Ugolini e dogli altri puristi.

Prof. Dott. LUIGI POLACCO. il vocabolario (a parto qualche giudizio, del resto non ueoessario, che turba, secondo me, la serenitá del libro) líii piace, e riesco una lettura gradita, certo, piú di