Pagina:Panzini - Dizionario moderno.djvu/591

— 549 —

Il Dizionario di cui si compiace mandarmi, colla prefazione, un foglio di saggio, mi pare frutto di un’idea geniale e coraggiosa per la difficoltá dell’esecuzione.

Sulla questione dello stato ’presente della lingua italiana Ella lascia ben poco da dire perchè previene e combatte vittoriosamente tutte, o quasi, le possibili obbiezioni. D’altra parte la sua prosa, che concilia meravigliosamente l’eleganza classica colla decorosa spigliatezza moderna, è il piú valido sostegno delle sue ragioni.

Solamente sono meno pessimista di Lei sul giudicare dell’efficacia della scuola la quale, da un po’ di tempo, mi par che vada migliorando, malgrado l’aperta negligenza di chi la dovrebbe curare. E anche sarei un po’ piú indulgente coi nuovi -puristi come Lei chiama i manzoniani, non foss’altro perchè sono ridotti a picciola schiera come i patriotti dell’etá aurea.

Ma, giacché Ella desidera qualche impressione piú determinata. Le dirò che mi pare che il Dizionario meriti un pochino l’accusa di troppo ospitale, da Lei cosí argutamente fatta a questa terra d’Italia. — Trovo, per concretare il mio pensiero — che certi vocaboli prettamente francesi di cui abbiamo il corrispondente nostrano potranno bensí essere usati dai Dodi e dalle Dodine, ma non credo meritino l’ospitalitá del suo dizionario.

Cosí lascierei di registrare in un dizionario che dev’esser dell’uso per eccellenza certe citazioni latine che sono rarissimamente usate, (v. vestis virum facit).

E tralascierei del tutto le parole giá registrate negli altri dizionari di cui il Suo è un supplemento (v. viabilitá, vidimare, vertenza).

Prof. A. BUTTERI ROLANDI.

Poiché Ella chiede anche a me — incompetente — una risposta alla questione trattata nella prefazione al suo interessantissimo «Dizionario Moderno», eccomi a compiacerla.

Il popolo italiano ha oggi ancora una limitatissima coscienza di sé, del suo avvenire, delle sue forze intime e latenti, dei progressi che ha giá compiuto, di quelli che un giorno potrá conseguire. Questo fatto è comune, a tutti, o quasi, i campi di una attivitá, che è pure feconda, svariata, incessante; e della quale si possono giá vedere risultati piú che notevoli.

Una diretta conseguenza si è: che a quel modo che ai nostri prodotti, agricoli e manifatturieri noi imponiamo spesso nome e marca estera per accrescere il loro credito sul mercato internazionale ; a quel modo che i nostri lavori scentifici non sono «scrii» se non hanno un pianterreno di note, rimpinzate di bibliografia straniera, preferibilmente tedesca o inglese; cosí il linguaggio usuale é pieno di parole, di modi, di costrutti esotici ; e il cadere, anche consapevolmente, in questo difetto, sembra proprio caratteristica delle persone colte.

Il rimedio? Ella vede che bisognerebbe fare lungo discorso.

Certamente però la strada piú sicura, per quanto non sembri la piú breve, è quella di risvegliare e rinfrancare il sentimento nazionale, migliorando lo condizioni economiche, morali, intellettuali del Paese. Quando l’Italia sará piú sana, piú colta, sopratutto piú ricca di quello che ora non sia, la parto patologica^ com’Ella dico, di questo fenomeno tenderá ad attenuarsi sempre piú. (Se scomparisse anche la parto fisiologica sarebbe grave danno: Ella, credo, ne è persuasa quanto me).

Non nego che sull’argomento si possano dire moltissime altre cose, da altri punti di veduta: ma la ragione da me accennata non mi sembra proprio tra lo ultimo per ispiegare il fenomeno che Ella studia con tanta sapiente diligenza e con tanto amoro. ARNALDO AGNELLI, avvocato, professore di Economia Politica.

La ringrazio di avermi mandato lo pagine di saggio del suo Dizionario

Moderno d’imminente pubblicazione e mi congratulo con lei d’aver pensato o fatto un’opera la quale — per l’affidamento che no danno la coltura o la genialitá dol suo autore — sará, un dí, eminentemente interessante, nonché — por il vivo bisogno che se ne sente, o almeno, che so ne dovrebbe sentire in Italia — riuscirá certo fra le piú utili e feconde di bene.